L'AMANTI RIPUDIATE

Artro ‘ndovinello: ni volevo tanto ben, ma l’hó dovute abbandonà; mi cià ‘ostretto la moglie.



Appena la sera io stanco tornavo
per prime voi sole, solerte cercavo.
Tant’anni gaudenti m’avete donato
qual dorce ristoro ar mi corpo fiaccato.

Mì’ care ‘ompagne, mi’ dorci chimere,
m’avete donato magnifi’he sere;
se io sott’a ppiedi v’ho sempre tienuto
un fu per sopruso: ar bisogno ho ceduto.

Né voi per e ssordi vi sete asservite
e fin’ar massacro vi sete elargite,
ma ora che vecchie a brandelli cadete,
vi dó r benservito. O cosa volete?

Perché bon sollievo m’avete donato
ch’io deva restavvi per sempre leggato?
Per quala ragione dovreste restà
le mi’ favorite, dilette, da amà?

Du’ nòve ‘ompagne mi son procurato
dar gusto gradevole e aspetto curato.
Seppure ir commiato rimane sgradito
sian giunti alla meta. L’idillio è fonito.

Vi guardo sgomento, mi sento ‘n po’ Giuda,
ma questa è la vita realistica e cruda;
davero è finita e seppur senza abiura
venite buttate co’ lla spassatura.


brama tormentata

che posticin!

divorsio

ingorda donna

l'amanti ripudiate